La folle avventura di filmare l’S1 Ultratrail

Sono stato praticamente irrintracciabile per due giorni durante i quali ho preso parte all’S1 Ultratrail in veste di operatore drone e filmmaker. Ho lavorato per 36 ore di fila, con una pausa di 3 ore per dormire sul pavimento (e 20 minuti per un gelato nonostante i 2°), per riprendere questa incredibile e folle corsa da ben 164 km nei dintorni di Trieste che partendo dalla cittadina Visogliano nel Carso italiano arriva fino in cima al monte Ostrič in Slovenia passando per vette come lo Slavnik (Taiano), San Leonardo e Cocusso, per poi girare e tornare indietro lungo il parco naturalistico Val Rosandra e la costiera triestina.

Un tragitto bellissimo, che percorre ambienti diversi come monti, carso, mare, canyon, boschi, che io farei in cinque-sette giorni e che invece il vincitrore, lo slovacco Priadka Marian, ha percorso in meno di venti ore. Sono stati due giorni incredibili, a me sono sembrati almeno quattro, durante i quali è successo davvero di tutto, a partire dal drone che si è rotto schiantandosi prima sull’albero e poi sulla dura e fredda roccia carsica già alla mattina del primo giorno di gara. Esco da quest’avventura con un bagaglio di storie e aneddoti da raccontare, una serie di riprese bellissime che potete in parte vedere sia su Panorama sia sulla Rai slovena.

Ho scelto di mettere la foto che vedete in copertina perché è quella che meglio racconta la mia esperienza di ultra trail filmmaker 😉 in gara. Erano le 5:30 di mattina sul Crni Kal, dopo aver viaggiato tutta la notte tra Visogliano e il monte Ostrič per filmare l’arrivo del vincitore dell’Ultra Trail alle 2:30. Siamo così giunti al chilometro n.111 della corsa e le luci che vedete sono quelle di Trieste. Immagino che per i corridori fosse uno dei punti più emozionanti dopo aver percorso quasi sei ore al buio nei boschi sloveni. Infatti, in questo tratto il corridore emergeva e davanti a lui si apriva il mare Adriatico con le luci della città e, oltre quelle, la meta finale.

Ma non è solo per questo che la foto è per me significativa. Per noi del team Terroir Films questa foto rappresenta l’attesa, lunga e infinita. Siamo stati due ore ad aspettare che passassero gli atleti, pronti a coglierli intenti nella loro marcia. Io in particolare non potendo far volare il drone avevo il compito di light-bringer, o Lucifero se preferite: in sostanza, portavo a mano il faro a led per illuminare la scena. Nonostante non abbia né fotografato né filmato in questa foto c’è qualcosa di mio a cui tengo tanto. Quello sperone di roccia illuminato dalla luce in primo piano è il mio lavoro, le mie ore passate al freddo, ma soprattutto la passione che ci metto in questo lavoro.

Voglio sentitamente ringraziare i colleghi, compagni di questa avventura. In particolare il filmmaker Giulio Ladini per avermi supportato col suo drone quando il mio non funzionava più. Fulvio Bullo, oggi in veste di fotografo, non solo per le incredibili foto che ha scattato, ma per il fatto di essere sempre di buon umore nonostare aver dormito meno di tutto il team. Grazie al responsabile del team Massimiliano Milic per averci portato in questa avventura, sempre sul pezzo anche quando gli orari di arrivo degli atleti cambiavano. Grazie ragazzi!

un racconto di Michele Pupo, operatore drone e filmmaker / le foto sono di Fulvio Enrico Bullo

 

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